Associazione Socio-Culturale il Castello San Martino
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Pino Sollazzo. Agosto 2006 |
Pino Sollazzo poeta Sammartinese in terra australiana
Pino Sollazzo è nato a San Martino il 12 febbraio 1953. Dal 1977 risiede a Melbourne (Australia), dove, nello stesso anno, sposa la signora Giuseppina anche lei figlia di emigrati calabresi e dove possiede un “Caffè Bar” meta, soprattutto, di italiani e calabresi.
Negli anni 70 si affaccia alla poesia, pubblicando un libro di poesie, edito nel 1983, con il quale ha riscosso un meritato successo, sia di critica che di pubblico; vincendo la medaglia d’oro: L’ala della Vittoria, come miglior autore della Casa Editrice. Partecipando anche a numerosi concorsi letterari.
Negli anni 1979, 1980 e 1987 alcuni giornali di Melbourne hanno pubblicato alcune sue opere, con le quali ha partecipato a vari concorsi, classificandosi ai primi posti e ricevendo svariati premi.
Le massime autorità politiche - Primo ministro australiano, Sindaco di Melbourne, Console Generale di Melbourne - gli hanno consegnato premi e lodi, il suo nome figura, inoltre, nell’album della Commonwealth.
Nel 1983 riceve, da parte di Giovanni Paolo II, una medaglia di bronzo (coniata dall’artista Minguzzi) per la composizione della lirica Il Canto della Fede.
Fra tutti i premi ricevuti uno, che tiene gelosamente custodito, è quello inviatogli nel 1982 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini per la prosa Sbiadita mia bandiera.
Nel cassetto ha 5 romanzi, una raccolta di poesie, una raccolta di prose e tre novelle che sono pronte per la stampa.
Nel 1988 pubblica Il Capolavoro del secolo romanzo di vita e di avventure.
Non potevano mancare, e sono veramente tante, le poesie dedicate alla sua San Martino e alla sua amata Calabria. Le più belle Pino le ha concesse per essere pubblicate in questo sito.
Proprietà letteraria riservata. Le poesie, qui pubblicate, sono di proprietà di Pino Sollazzo.
Alcune poesie composte e dedicate da Pino Sollazzo alla sua terra
A San Martino
U me doviri u fici,
dopu tanti anni u tornu.
San Martinu, sugnu daveru
u figghiu toi.
Tutti latri toi figghi
vannu a latri nazioni
e ti dassanu sulu
ora mi urgiu a tia.
No mi dassari,
sai quantu ti disiu
ora u doluri si fici duci
San Martinu, grazi.
San Martinu,
prestami la spata toi
u tagghiu tutta sta
mala erba chi mi circunda.
San Martinu, l’11 novembri
sognu cu ‘ttia.
San Martinu, quali mai cuntentizza
mi davi, u stai cu ‘ttia.
Al mio paese San Martino
Il mio grande sogno fu sepolto dalla sfortuna,
tra le rocce australi levigate da spuma oceanica,
al tramonto di ieri.
Son pronto a tornare a cantare con le cicale
che fanno dolci i fichi,
attanagliato dal destino riposo su due letti.
Col corpo in terra australe e col pensiero
nel mio pezzo sammartinese,
la lontananza è la più brutta malattia,
maledizione…..non c’è medicina.
Non la puoi combattere,
ti consuma lentamente, ti divora,
ti strazia il cuore, ti ruba l’anima,
ti succhia anche la più occulta goccia di sangue,
lasciandoti seccare al sole come ossa di faggio.
O San Martino,
mi esiliasti così lontano.
Casa Mia
La ci mancò solo la fortuna. La Scuola?... un privilegio? Sogno proibito per i poveri.
In casa mia avevamo il gelato, quando nevicava.
Di tanto freddo, tutti ci riscaldavamo essendo uniti, fraternità e amore ci legavano
Maglialmente come catena d’ancora.
Tutto questo c’è scritto nei muri col fumo degli anni passati in casa mia.
Tutto questo inestimabile tesoro vi era in casa mia.
Ora c’è l’età, son già con la chioma bianca, sento che la speranza mi sta
dissanguando le vene, lentamente sta bruciando il mio sogno di tornare a casa mia.
Il tempo nemico sbiadisce quell’estimabile quadro di casa mia.
È arrivato l’inverno, tempo di ritiro, mentre la fiamma del bisogno alimenta
energia fornendo la mia malinconia.
Restavo a casa mia.
Fuori il tempo fa strage, il vento detta legge, piegando tutto, io guardavo
sorpreso come se il tutto era un film.
O dio! In tanta povertà eravamo uniti e ricchi d’amore, nessuno era emigrato.
In serata la moviola mostra immagini pittoresche di casa mia,
che mi tengono compagnia, come la preghiera.
Quella piccola miniera abbandonata a San Martino è casa mia.
Calabria
Mi fermo a San Martino e con
calma leggo quest’aria che debbo lasciare,
questo angolo mediterraneo,
per aria astrale.
Non c’è oro o terra che ti
assomiglia Calabria.
Solo i tuoi figli sono come
l’edera, per il bisogno si attaccano
anche a malavoglia in terre
assai lontane.
Oggi un ricordo a tutti
i figli calabresi, che non
sono tornati indietro.
Calabria mi manchi
come l’aria.
Calabria come cara
Calabria, terra tormento dei tuoi figli lontani.
Sogno incompleto dei tuoi figli migliori, prestati al mondo
per farti grande, a dispetto del nord che ci ignora, però,
noi li accettiamo come fratelli, li amiamo tutti.
Calabria, nelle sponde del fiume “petrace”, lasciai la mia speranza
di tornare, nel letto del fiume “Marro”, i miei più cari ricordi scritti
con sugo d’arancia e limone, a San Martino, il mio primo amore.
Calabria ti lasciai come uno che fugge di notte, il tuo nome mi è tesoro.
Quel caldo mattino d’estate, il destino ci separò usando bisturi secolari dell’emigrazione,
il mio sguardo a te Reggio fissai, mentre il cervello filmava l’ultimo passaggio dalla mia bella.
Cosa valgono le ricchezze, quando tu Calabria, sei inestimabile e lontana.
Calabria, tu sei come una donna incantevole, il tuo ricordo la notte mi martella, batte sempre il mio cuore. Reggio, il mio distacco è come non poter più amare.
Reggio Calabria, il destino mi forzò di divorziare da te e dei miei cari, Calabria, bella!
La ci siete tutti è c’è tutto, manco solo io.
Solo iddio sa il mio dolore.