Associazione Socio-Culturale il Castello San Martino - Piazza Principe Umberto Nr. 7 - 89029 San Martino di Taurianova (RC) 

Il Terremoto del 1783 a San Martino (*)

del prof. Rocco Liberti

 

San Martino, altro casale terranovese. Si può seguire sui registri parrocchiali l’intera vicenda del terremoto, che culminò nell’abbandono del vecchio sito di contrada Amella e nella costruzione ex-novo di altro abitato nella località denominata L’Abbadia, il cui étimo è forse da mettere in relazione con qualche antico cenobio della zona.

Il catastrofico sisma dovette colpire talmente le fabbriche di San Martino e impressionarne grandemente la popolazione se, malgrado i morti sotto le macerie non abbiano superato le 21 unità (28), gli abitanti vollero tenacemente strapparsi alla vecchia dimora e portarsi in luogo più capace di un futuro migliore sviluppo. Notizie di prima mano sono dovute al parroco dell’epoca, che sul libro dei defunti intese lasciare chiara traccia dello spavento subito dalla sua comunità (29). Dei 21 malcapitati, 15 (11 femmine e 4 maschi) perirono dentro il paese. Il resto, invece, incappò nelle rovine delle case del feudo di D. Girolamo Zerbi. Lo stesso parroco, D. Domenico Mesiano, che si trovava ad essersi recato a far visita a quel gentiluomo e che poco mancò non fosse morto anche lui, si estrasse da per sé incolume dalle macerie e si disse convinto di dovere la propria salvezza all’intercessione della Vergine Immacolata.

Le documentazioni ex novo situ S. Martini hanno inizio nei registri parrocchiali addirittura col 16 febbraio, a distanza quindi di appena undici giorni dal disastro tellurico e terminano col 1791, certamente l’anno in cui il popolo sammartinese venne a stabilizzarsi definitiva­mente nella nuova sede. Nel tempo in cui si badava a ricostruire il paese, si continuava però a servirsi ancora del vecchio abitato. Ne fanno fede i seppellimenti di cadaveri, che venivano effettuati nella diruta chiesa parrocchiale (30).

 

 

(28)        Le altre fonti danno per San Martino un numero leggermente superiore di vittime. Il Carbone Grio (I terremoti …., p. 150) è per 25 ed il Vivenzio (Istoria e teoria dei tremuoti……. vol. II, p. XCIV) propende per 23. Quale, perciò, la cifra esatta? Indubbiamente, quella riferita dal parroco.

 

(29)        Anno Domini millesimo septingentesimo octogesimc tertio. Die quinta Pebruarii S. Martini Ec. Mortui remanserunt sub ruinis terraemotus qui hanc eadem paaiam destruxit, hora circiter decima nona Rosa de Masi, Concettà Pacilè (a. 5) Caterina Mammoliti (a. 50), Rosa Cavaliere (a. 18), Vincenzo Carbone (a. 7), Grazia Raso (a. 5), Francesco Antonio Monteleone (a. 4), Teresa Raso (a. 2), Bruno Raso (a. 3), Cristina Ciappina (a. 33), Lucrezia Pignieri (a. 18), Grazia Pignieri a. 5, Carmela Tiani (a 22), Domenico Antonio Ciappina (a. 3), Grazia Auddino (a. 50) qui omnes nullo Sacramento sepulti fuerunt sub ruinis Parochialis Ecclesiae dicti Loci. Praeter Gratiam Auddino, Vincentium Carbone, Teresiam Raso, et Conceptam Pacilè qui non fuerunt in­venti, sed remanserunt sub ruinis Pariter in Turri Mag.ci D. Hieronymi Zerbi, districtu hujus Parochiae, remanserunt mortui sub dictis ruinis dictus Mag.cus D. Hieronymus Zerbi quinquagenarius circiter a 5. Christina, ejusque famulus Antonius Palumbus a Scylla sicut etiam Franciscus Mangraviti amplium quatragenarius vir Angelae Pagulia et ejus filius Dominicus quinquennis; Dominica Malandro annorum triginta circiter, uxor Pauli Colarco. Et Catharina Lentini quinquagenaria uxor Fran.ci Raccosta, quae fuit Sacramentaliter confessa per me infrascriptum, qui vivus et incolumis evasi ex ruinis dictae Turris, intercessione SSae ac intemeratae Virginis Immaculatae, nam in eadem Turri iveram ad visandum dictum Mag.cum D. Hieronimum, et post Prandium dictis ruinis omnes obruti fuimus, et Ega ope dictae Jmmaculatae D.nae evasi: in quorum (i­dem. Dom. cus Archip.r Mesiano.

 

(30)        Il 23 febbraio 1783 Vincenzo Condello (a. 19) è sepolto sub ruinis Eccl.ae Parochia­lis mentre il 31 marzo successivo Anna Rombolà è tumulata in sepulchro Eccl.ae dirutae S.Mariae Gratiarum. Nel 1785 e detto pure in diruta ecclesia Matricis.

 

 

(*) Tratto da: Il Grande flagello nella piana di Gioia Tauro (alla luce dei registri parrocchiali) di Rocco Liberti. Diaco Editore 1984.

 

 

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