Associazione Socio-Culturale il Castello San Martino - Piazza Principe Umberto Nr. 7 - 89029 San Martino di Taurianova (RC) 

Filippo Santoro


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11 novembre 2003. Filippo Santoro sulla sinistra

si intrattiene con degli amici

 

Antonio Molluso - "il fontaniere del paese"

 

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Antonio Molluso. Il “fontaniere” del paese

 

 

Tutte le volte che qualcuno a San Martino aveva problemi con l’acqua in casa, chiamava lui - Antonio Molluso - conosciuto da tutti come ‘Ntonuzzu u Mollusu. Antonio era una persona simpaticissima e scherzosa, non aveva attrezzi da lavoro, se non una sola chiave inglese con la quale riusciva a smontare tutto. Non esistevano altri idraulici in paese se non lui. Alla fine del lavoro non accettava mai dei soldi ma qualche bottiglia di vino buono o delle conserve fatte in casa, e poi si congedava dicendo: Se ‘ndaviti bisognu chiamatimi ca vegnu.

Un fatto curioso e divertente avvenne quando, un signore di San Martino lo chiamò a casa per farsi riparare un tubo. Lì successe il fine mondo: usciva acqua da tutte le parti; Antonio e il proprietario erano bagnati dalla testa ai piedi. Nello stesso istante in casa sopraggiunse il sacerdote del tempo, tale don Pasquale Scappatura, per benedire la casa, subito dopo il periodo pasquale, mentre stava per alzare l’aspersorio, per cospargere l’acqua benedetta, il proprietario della casa lo fermò dicendo: Arcipreti, no…..’ca acqua ‘ndavimu abbastanza, iti appressu porta. Antonio era amato e ben voluto da tutti a San Martino.

 

 

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Giovanni Lo Prete. L’ultimo banditore.

 

A San Martino, e fino alla metà degli anni 60, è da sempre esistito un incaricato che per conto di singoli cittadini o anche per conto di artigiani o degli stessi uffici comunali, utilizzando una tonalità di voce non comune urlava messaggi, avvisi pubblicitari o ordinanze comunali per le vie del paese. Questa attività, secondo l’espressione popolare, veniva detta  jettari ‘u bandu. Questa persona passava per le vie di San Martino a qualsiasi ora del giorno; le ore preferite però erano quelle serali,  quando la gente era in casa intenta a pranzare o nelle prime ore del mattino.  Di colpo si udiva la sua voce squillante, ed era molto frequente sentire il capo famiglia e gli altri adulti dentro le mura domestiche che invitava a  fare silenzio. “’Ca ‘nce Giannarinu, ‘u sentimu chidu chi ‘ddici”. Si esprimeva in puro dialetto sammartinese mischiando anche qualche parola italiana. A San Martino, paese del buon vino, il banditore comunicava soprattutto l’inizio della vendita, così annunciava: Cittadini, comunichiamo, ‘ca pa ‘Mmaculata, Simuni Frazzica e Cicciu Benizzotti, nci misaru a canneda a gutti. Il banditore si aggirava per le vie di San Martino in cerca di lavoro, veniva incaricato anche per la ricerca di cose smarrite: a cui trovau na chjavi, e pregatu di recapitarla in piazza a delegazioni cumunali.

Uno degli ultimi banditori, che anche i più giovani ricordano, è stato Giovanni Lo Prete conosciuto da tutti come Giannarinu. Il primo è stato Rocco ___________ detto “Coppa” conosciuto come quella persona che, al calar del sole, accendeva i lampioni a petrolio sparsi per le vie di San Martino.

 

Riconoscenza all’amico Carmelo Alessi, nipote di Giovanni Lo Prete, per aver permesso la ricostruzione di questa curiosità Sammartinese.

 

A Santu Martinu u girianu i matina

 

Sapete perché a San Martino, l’11 novembre di ogni anno, la processione della Statua dello stesso Santo viene fatta di mattina e non di pomeriggio come avviene per tutte le processioni di santi che si festeggiano nella piana di Gioia Tauro?

 

Perché a San Martino ogni anno, l’11 novembre giorno di San Martino, ogni famiglia inizia ad assaggiare il vino nuovo, e poi altro che processione……….e allora per ovviare a questo: processione rigorosamente di mattina e poi tutti a tavola……….con maccheroni, polpette e vino.

Anche perché a San Martinu ogni mustu è vinu………..

 

'U Fadettu.

‘O Cafuni vitti ‘U Fadettu

Si narra che, o “Cafuni”, località notoriamente molto nota ai Sammartinesi, tante persone vedevano di sfuggita, tanti anni fa, un ragazzo vestito di rosso sempre sorridente, molto vivace e irrequieto, che loro chiamavano ‘U Fadettu”. Lui si faceva vedere appoggiato ad un albero ed era la paura di tanti bambini che dovevano passare dal “’U Cafuni” per recarsi nelle campagne per raggiungere i genitori. Esisteva veramente o era il frutto della immaginazione di tanti bambini del tempo? Tante persone, come Giuseppina Frazzica, giura di averlo visto veramente, e che la mamma gli raccontava che questo ragazzo si faceva vedere in quel posto, perché lì, un tempo c’era un castello.

 

Apparve un cavaliere.

Apparve un cavaliere, ben vestito, con delle piume bellissime sopra il cappello, una spada in mano ed avvolto in un colorato mantello.

E poi…………..Ehi…… Filippo “’Ncavarcàti ‘cca supra”

 

 

L’amore dei Sammartinesi per la festa di San Martino è conosciuta abbastanza. Vi raccontiamo una storiella che un Sammartinese, tale Filippo Santoro, riferiva spesso dopo il suo rientro dalla guerra che lo aveva visto impegnato in Grecia.

Filippo, un bel giorno del mese di novembre, durante la seconda guerra mondiale, pensando che l’11 novembre si sarebbe festeggiato San Martino al suo paese natale, sentì un gran desiderio di tornare al suo paese per poter festeggiare anche lui il Santo Patrono. Purtroppo sapeva che la cosa era del tutto improponibile ai suoi superiori per poter ottenere una licenza per recarsi a casa. Una mattina, prestissimo, mentre era in dormiveglia in una trincea, gli apparve un cavaliere, ben vestito, con delle piume bellissime sopra il cappello, una spada in mano ed avvolto in un colorato mantello. Filippo capì subito che quell’uomo dal volto luminoso era San Martino. Stava per inginocchiarsi quando il cavaliere con accento prettamente sammartinese gli disse: Ehì…. Filippoooo ‘Ncavarcàti ‘Cca supra. Ma come per incanto la visione sparì subito dopo. Filippo restò scosso al quanto da quella strana apparizione. Nella tarda mattinata però fu convocato dal suo Comandante di Battaglione, che gli disse: Santoro da oggi ha dieci giorni di licenza premio; se vuole può recarsi a casa.

 

 

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